Il castello Longhi di Fumone è stato la principale fortezza militare dello Stato Pontificio del basso Lazio, usato come punto di avvistamento per oltre 500 anni (XI-XVI secolo). Le fumate che venivano prodotte dall’alta torre comunicavano in tutta la Campagna e Marittima che dei nemici si erano immessi sulla via Casilina ed avvertivano la popolazione di trovare un rifugio.
Da ciò nacque l’adagio popolare che diede il nome al paese:
Quando Fumone fuma, tutta la campagna trema.
Detto Popolare
Grazie alla sua posizione strategica, Fumone si rivelò nella storia una fortezza inespugnabile e furono vani i tentativi di conquista anche da parte di Federico Barbarossa ed Enrico VI di Svevia; ci riuscì solamente papa Gregorio IX nel tredicesimo secolo ma pacificamente e sotto pagamento di un ingente somma di denaro.
Nel 1121 il castello di Fumone fu luogo di prigionia e di morte per Maurizio Bordino, antipapa francese conosciuto anche con il nome di Gregorio VIII, che venne condotto a Fumone da papa Callisto II; il corpo dell’antipapa sepolto nella rocca non venne mai più ritrovato. L’episodio più importante avvenne però nel 1295 quando venne fatto prigioniero nel castello il papa Celestino V (noto con l’appellativo di Pietro da Morrone) , colui che “per viltade fece il gran rifiuto”. Dopo una prigionia durata dieci mesi, morì a Fumone il 19 maggio del 1296; da allora il maniero iniziò ad essere anche un luogo spiritualmente importante.
Nel corso del 1500 però la fortezza, avendo perso la sua importanza militare e non avendo più lavori di manutenzione, stava decadendo; per tale motivo, nel 1584 il papa Sisto V, decise che essendovi morto Celestino V, l’edificio doveva essere conservato come luogo di memoria storica e lo affidò ad una nobile famiglia di Roma: i marchesi Longhi. Sisto V scelse proprio tale casata perché il loro antenato Guglielmo, che venne nominato cardinale da Celestino V iniziò a espanderne il culto, proteggendo la congregazione dei celestini fondata da Pietro da Morrone.
Il castello di Fumone venne nel corso degli anni trasformato dalla famiglia Longhi in una vera e propria residenza, ancora oggi è una proprietà privata ed è abitato dagli attuali eredi del casato.